Cosa si leggeva negli anni ’40 nei paesi di montagna
Cosa si leggeva negli anni ’40 nei paesi di montagna

Assorbendo  il caffè nell’abituale bar al mattino, a Lugano, fra i tanti giornali locali e esteri a disposizione dei clienti, il mio sguardo è caduto su una rivista dal titolo “Spighe”, mensile dell’Azione Cattolica ticinese. Una sorpresa! E il mio pensiero è andato ai ricordi dell’infanzia (fino agli anni 40-50) .

Sorpresa? Allora la stampa che arrivava nelle case delle contrade dei nostri paesi di montagna, era quasi unicamente quella dell’Azione cattolica. Certo c’era già anche d’altro che arrivava (nel nostro caso all’Aprica) nel minuscolo chiosco sulla strada: il Corriere della Sera e la Domenica del Corriere, ma se ne arrivavano cinque copie in tutto il paese, almeno due venivano rimandate e le altre tre passavano di mano in mano, naturalmente dopo aver ritagliato la testata. C’era il Corriere della Valtellina, ma non l’avevo mai visto girare prima degli anni recenti, in paese. C’era pure il Corriere dei piccoli ma anche quello da contare sulle dita, e dovevamo accontentarci di vedere le figure, da vecchie copie esposto nelle edicola. Però... sorpresa? Strano a dirsi, ma l’unica stampa che si leggeva nelle case, in generale era quella dell’Azione Cattolica.

Non arrivava per la tradizionale via dell’edicola, ma direttamente alla posta in rotoli con l’unico indirizzo, quello del o della responsabile che a sua volta lo distribuiva agli iscritti all’Associazione. Non pagavano la copia che ricevevano, ma c’era una modica cifra di iscrizione all’Associazione.

Tenuto conto che la mamma (nel mio caso) era pres. delle Donne d’Azione Cattolica, quando arrivava periodicamente il giornalino, ci mandava di casa in casa, nelle contrade dove si sapeva a memoria a chi lo si doveva consegnare. E un ricordo bello visto che allora non davano la caramella o il cioccolatino  ai bambini in cambio del servizio, ma un bel pezzo di pane , era sempre graditissimo e anche se si doveva fare tanta strada per arrivare nelle contrade lontane, si faceva a gara per andarci. Quel pezzo di pane non  era la carità, ma ben accetto come oggi si accetta la cioccolata o altro.

Non è detto che tutte le donne, gli uomini o i giovani fossero abbonati alla stampa Cattolica, ma la lettura ufficiale e generale era quella che girava di casa in casa (come i tre Corrieri della sera).

Comunque a ripensarci è alquanto sorprendente e smentisce chi dice che un tempo la gente era ignorante perchè i preti facevano di tutto per mantenerli nell’ignoranza e oggi, ripensando, fa sorpresa che l’unica lettura, almeno dalla nostra esperienza e nei nostri paesi veniva proprio dall’Azione Cattolica. Quindi facevano quello che potevano, non meno di quello che faceva lo stato.

Che poi nemmeno la scuola la superava visto che in prima elementare avevamo un unico testo, il sillabario e mi pare che si dovesse arrivare alla terza per averne un altro e poi si arriva a tre per la quarta e la quinta e quella era l’unica fonte di letture (altro che fumetti!)

Certo se ne è fatto di strada in fatto mediatico, anche se siamo ancora qui a dare testimonianza di quella dieta  rispetto ai nostri giorni, che poi  non è un  ritorno all’età di Matusalemme.


Data: 18/05/2011