In ricordo del partigiano ATTILIO STAMPA
In ricordo del partigiano ATTILIO STAMPA

In questi giorni,  l’Aprica dedica un pensiero anche ai suoi partigiani e in particolare a Attilio Stampa la cui lapide si trova sul piazzale della chiesa di St. Maria, in Aprica.

 

Siamo ancora in pochi a ricordare quella tragica circostanza, ma sempre vive in noi. L’Attilio Stampa allora, anni 40, era uno dei più brillanti ragazzi del paese, precisamente della mia contrada St. Maria. Lui con suo fratello Rico (che vive ancora), erano  fra gli emergenti della gioventù locale. Militavano già nella fila dei promettenti campioni di scii  e non solo nella nostra località, ma già uscivano a fare gare. La guerra tagliò loro la strada e l’Attilio fu nel primo gruppo di partigiani locali che si ritirarono su una zona impernia delle nostre montagne denominato "guat".

In quegli inizi ebbi occasione di incontrarlo sulla porta della baita di Magnolta dove mi ero recata a portare dei viveri a un mio fratello, della loro età,  che si trovava "uccel di bosco",  non avendo voluto aderire né ai fascisti, né ai compaesani partigiani.

In quella occasione l’Attilio lo vidi sulla porta della baita della Magnolta. Era armato fino ai denti; mitra in spalla, bombe a mano e cartucce alla vita.

“Vieni con noi, Davide, o ti faranno la pelle” disse deciso a mio fratello, ma lui non rispose all’invito. Così dopo un reciproco saluto, ognuno prese la propria strada; mio fratello rientrò nel bosco verso il suo nascondiglio, il partigiano diretto a raggiungere i suoi compagni sempre nel bosco e io, se pur allora ancora ragazzina, a scendere da sola, verso il paese, a casa. 

La guerra continuava e solo una settimana dopo circa, scendendo la montagna con le altre compagne, dalla torbiera dove lavoravamo, arrivate in zona  "Piscé" un pastore del posto ci disse: ”Se scendete  troverete delle sorprese, hanno sparato a lungo giù in paese (all’Aprica).

Ma noi dovevamo pure rientrare a casa. Arrivate nella contrada la trovammo vuota e con una strada atmosfera di morte su quelle vecchie case. Gli uomini da tempo si rifugiavano nelle baite dei propri maggenghi per paura e le donne erano sparite, andate sulla montagna e in Val Belviso,  a avvisare mariti e figli di leva di non rientrare in paese per nessun motivo.

Fu in questa tragica atmosfera  che venimmo a sapere cosa era successo.

In quei giorni, il partigiano Attilio Stampa era sceso nella  sua casa, dai suoi, colpito da forti mal di denti e lì l’agguato. Era sul balcone quando un compagno, partigiano, dalla trattoria di fronte gli fece segno di scappare, dopo aver visto il gruppo di fascisti che si aggiravano nei dintorni. Il partigiano, che era anche un esperto rocciatore, saltò dal balcone, (abbastanza alto), oltrepassò  il torrente e su da un muretto all’altro per i campi, commettendo lo sbaglio di mettersi a tiro visto che allora non c’erano le piante, in quella zona ma i campi spogli.

Facile per i fascisti seguirlo con le raffiche di mitra. Ha tentato anche di superare un pezzo di roccia. Pochi metri e sarebbe stato nel bosco, ma non fece in tempo. Lo colpirono e lo trascinarono giu per i campi; macabra scena sotto gli occhi atterriti dei familiari e della gente della contrada.

Una grande perdita anche per i suoi compagni che da quel momento lasciarono il rifugio del “Guat” e si trasferirono sul Mortirolo  unendosi alle file dei partigiani che lassù rimarranno fino alla fine della guerra, alla Liberazione.

La fucilazione è del 14 luglio del I944 e di sabato 3 sett. la commemorazione del nostro partigiano Attilio Stampa celebrata con altri nomi di paesi limitrofi, sempre sul piazzale della Chiesa di St. Maria d’Aprica.

 


Data: 31/08/2011