La parola ai lettori
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Morbegno in cantina: è ora di dire basta!

di Michele Cervati

Purtroppo, puntualmente, ci risiamo. Ad ogni edizione di “Morbegno in cantina” si ripresentano i problemi e le discussioni di sempre.

 Ma veramente non si riesce a trasformare questa manifestazione  in ciò che dovrebbe (e spero si vorrebbe), vale a dire una rassegna enogastronomica seria, di qualità, una vetrina degli eccellenti prodotti della Valtellina, a cominciare dai suoi  vini, come accade da tutte le altre parti?

A quanto ho letto e sentito da chi ha partecipato  –compresi diversi amici e colleghi sommelier- anche quest’anno si è dato vita alla consueta sbevazzata in compagnia, con i risultati e le conseguenze che si sono viste, compresi i treni demoliti!

Ma vogliamo smetterla di sbandierare il numero dei visitatori come se fosse questa la dimostrazione del successo della manifestazione? Ma proprio non si capisce che il numero è inversamente proporzionale alla qualità di quanto viene proposto? Ma si crede veramente che 10.000 persone (stando ai dati che ho letto) siano andate a Morbegno con l’intento di degustare –e quindi conoscere, capire, imparare- e non di sbronzarsi? 

Smettiamola di ricercare i numeri, puntiamo sulla qualità! A meno che i numeri –ergo gli incassi- facciano comodo a qualcuno o, ancor peggio, siano il vero obiettivo. In tal caso però lo si dica chiaramente!

Il risultato, in termini educativi e sociali (non scomodiamo nemmeno la cultura) è disastroso e sotto gli occhi di tutti. Così non si può e non si deve continuare. E’ doveroso, da parte di chi ricopre posizioni e ruoli all’interno della società civile ed economica  (lasciamo perdere –per pudore- la pubblica amministrazione e la politica) mandare dei messaggi chiari e assumere posizioni nette.

Visto che, oltre ad essere avvocato,  sono anche un sommelier non professionista dell’AIS di Sondrio –la quale ovviamente non ha alcuna responsabilità nella deriva a cui l’evento è andato incontro-, chiederò espressamente ai responsabili dell’associazione non solo di non collaborare più alla manifestazione del prossimo anno (perché purtroppo temo che verrà riproposta), ma di rinunciare anche al prossimo week end di “Morbegno in cantina”.

Un organismo come l’Associazione Italiana Sommelier, che fa della cultura e dell’ educazione al bere responsabile la sua principale finalità, non si può mischiare con chi della cultura non ha alcun riguardo - preoccupandosi solo dei numeri- e contribuire alle sbronze di massa.

E’ ora di dire basta!

Così come lo dovrebbero dire i produttori (seri) dei vini che vengono posti in degustazione  (per usare un eufemismo): non è certo da queste manifestazioni che traggono prestigio i loro prodotti, anzi!

A metà serata la gran parte dei visitatori (non tutti certo, molti saranno stati anche quelli che hanno partecipato in maniera seria) non erano probabilmente più in grado di distinguere non un Sassella da un Inferno, ma nemmeno un vino bianco da un rosso. 

Se crediamo veramente nella ricchezza del nostro territorio e dei suoi prodotti, dimostriamolo seriamente, cominciando a rispettarli.

 

 


Data: 04/10/2011