Nuova fase per il BITTO STORICO
Nuova fase per il BITTO STORICO

Di Michele Corti

Sarà un autunno decisivo per il Bitto storico. L’accordo "storico" dello scorso anno, con tanto di presenza di assessore regionale a sancire la fine della ventennale "guerra del bitto", è rimasto in larghissima misura un pezzo di carta. Già questa primavera era apparso chiaro che le istituzioni non avevano intenzione di onorare lettera e spirito di quanto faticosamente concordato. Non ci sarà comunque una ripresa della "guerra del bitto", che è ormai archiviata. La collaborazione con il Consorzio (Ctcb) si è rivelata possibile e non è in discussione la volontà di collaborare con tutti i produttori di bitto.

La sinergia tra bitto storico e bitto dop è possibile in un unico "sistema bitto", così come sarebbe possibile la sinergia con il sistema agroalimentare valtellinese (con le debite distinzioni tra ciò che è artigianale ed industriale). Il punto è un altro: ci sono interessi politici-imprenditoriali che non "digeriscono" ciò che il bitto storico significa: un modello di gestione economica indipendente, al di fuori di logiche clientelari e di  sottomissione ai "poteri forti", un modello che non transige su principi di trasparenza e onestà.

Dietro le istituzioni ci sono interessi organizzati che decidono quello che le istituzioni devono fare. La Camera di Commercio ha siglato solennemente un accordo, con tanto di benedizione della Regione, ma se qualche Don Rodrigo stabilisce che "quel matrimonio non sa da fare" i Don Abbondio delle istituzioni (peraltro legati da comunanza di interessi con i potentes) si adeguano e moltiplicano gli "impedimenti".

Di certo non induce i "ribelli del bitto" a piegarsi a condizioni poco onorevoli la constatazione che per rispettare l’accordo sul bitto i soldi "non ci sono"  mentre, per la deludente esperienza Expo, si è assistito ai soliti sprechi di denaro pubblico. C’è tempo sino al 10 novembre per chiarire se un anno prima si era su "Scherzi a parte" o no.


Data: 04/09/2015