ARGENTA,LA CRISI ECONOMICA AVANZA IL FORNO SELI CIATA CHIU
  ARGENTA,LA CRISI ECONOMICA AVANZA IL FORNO SELI CIATA CHIU

Date dell'evento:
03 Dicembre 2018

Venerdì è l’ultimo giorno di apertura per lo storico negozio di Argenta Gli attuali titolari costretti a sospendere l’attività: dispiacere immenso Giorgio Carnaroli03 DICEMBRE 2018215LA STORIAUna vita spesa alzandosi dal letto quando gli altri dormono. Addirittura, nei fine settimana o quando ci sono tre festività di fila, non si va proprio a dormire. Levatacce che col tempo diventano abitudini; un lavoro da artigiano apprezzato e stimato. Esperte mani devono impastare acqua, farina, lievito e quant’altro per fare il pane. Anzi: la ciupèta, la rinomata coppia ferrarese ormai divenuta una star. una dinastia Un lavoro quello del fornaio che esala profumi mattinieri e persino belle storie. Purtroppo, non è sempre così: lo sa bene la famiglia Merighi di Argenta: Luciano, 68 anni, il capostipite, quello che si è fatto le ossa da quando aveva 11 anni andando a bottega; la figlia Debora, 40 anni, che ha ereditato dalla madre Milla Lunghi (deceduta prematuramente) il sorriso, la gentilezza verso la clientela e che già nel 1993 a Consandolo lavorava col padre; infine Marco, 25 anni, che dal 2008 si è messo sulle spalle tutto il lavoro più pesante fra macchine impastatrici e il forno.Ecco, questa bella storia sta per finire: venerdì il loro panificio chiude. Lo storico forno Seliciata, dall’omonimo rione, che (aperto da una settantina d’anni) si ritiene sia il più vecchio forno di Argenta, abbassa le saracinesche. Chiude perché in due non ce la fanno più, nonostante nei fine settimana dia loro una mano il padre Luciano. a malincuore «Non è una chiusura nata dall’oggi al domani – precisa Debora –, l’avevamo prevista e siamo rimasti aperti finché non trovavamo un altro lavoro. Ora che c’è, abbiamo deciso di chiudere ma mi creda: lo facciamo a malincuore e con un dispiacere immenso: questa era la nostra vita». Le spiegazioni, che non sono scusanti, assumono quei contorni che bloccano lo stomaco e la voce. Sul volto di Marco, traspare tutto l’avvilimento. «Per me e mia sorella Debora – dice con determinazione – non c’era più futuro. Se si vuol fare un prodotto di qualità che accontenti la nostra numerosa clientela, ci vuole uno squadrone».Debora vuole andare oltre alle difficoltà fisiche, peraltro sempre affrontate con il sorriso sulle labbra, e sul piatto ci mette quanto li ha portati alla drastica decisione. «Noi negozianti di piccolo calibro – aggiunge – sentiamo la crisi molto più di altri e pur di continuare negli ultimi anni abbiamo diversificato l’offerta: non solo pane ma anche gastronomia. Piatti pronti nel fine settimana che hanno trovato il gradimento della gente soprattutto gli anziani. Il guaio maggiore che va a sommarsi è la burocrazia, le tasse che ti stendono. Gestire un’attività come questa, se la fai in proprio per risparmiare, comporta altre ore con il rischio che se sbagli non ti perdona nessuno. Per questo chiudiamo». Durante la chiacchierata, davanti ad una fila di coppie di pane messe in fila l’una sull’altra come fosse un’opera d’arte, Luciano, il padre, non ha aperto parola. Poi, col cuore in mano precisa: «Dopo 14 anni che sono in questo forno dobbiamo lasciare e mi dispiace per i figli. E pensare che proprio qui, nel forno Melandri (dal cognome del proprietario dei muri; ndr), ho imparato il mestiere e qui chiudo: non è facile dirlo. È una scelta causata anche dalla concorrenza degli ipermercati. Ma non confondiamo il pane industriale e surgelato con il pane fresco, quello artigianale». —

Data: 03/12/2018