Cristiana e la sua esperienza in Moldavia
Cristiana e la sua esperienza in Moldavia

(Riceviamo e pubblichiamo la toccante riflessione di Cristiana Paniga, che ha partecipato  al “Viaggio Giovani in Moldavia”, come spiega Sergio Valgoi, “alcuni giovani dell’IRFF S.a D. si sono recati questa estate a trovare i nostri bambini negli orfanotrofi della Moldavia”.

“Ringraziamo innanzitutto i giovani stessi che si sono prestati in prima persona per rendere meno difficili i giorni di questi ragazzi  - continua Valgoi - e speriamo che questo tipo di iniziativa possa spronare maggiormente altri giovani a prendere maggiore responsabilità per la “tanta povertà non solo materiale” che ancora esiste nel mondo. L’aver voluto, da parte di questi giovani, donare a questi bimbi, i loro sorrisi ed il loro stare insieme, ha sicuramente reso più gioioso questo piccolo pezzo di mondo”).

 

E’ il 21 luglio 2011. Dopo una lunga attesa la mia, o meglio, NOSTRA  “avventura” moldava ha finalmente inizio. Non so bene che cosa mi attende una volta atterrata a Chisinau, ma la voglia di partire e di mettermi in gioco è tanta. Qualche timore c’è, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e l’approccio con i bimbi, ma il fatto di partire con Andrea e Giulia, i quali avevano  già partecipato a questo progetto l’anno precedente, mi rassicura molto. Arrivati all’aeroporto veniamo accolti da Galina, Vasile e Ludmila che subito mi trasmettono un grandissimo calore e affetto. Ci mettiamo subito in macchina per raggiungere la pretura dove la responsabile ci espone il progetto di inserimento dei bimbi nelle famiglie attuato dallo Stato. Alla base di questo progetto c’è la volontà di mantenere l’integrità della famiglia, nella quale, molto spesso, è assente la figura del padre, fornendo ad essa un contributo economico o materiale per sostenere le spese e i bisogni necessari (ad esempio cibo, materiale scolastico o per l’igiene personale). Dopo aver incontrato due bambini inseriti nel progetto, veniamo portati da Galina a fare visita alle abitazioni di alcune famiglie sostenute anch’esse dallo Stato. L’impatto è molto forte. Le condizioni di vita sono pessime, le case sono in rovina, impregnate di odori sgradevoli e sicuramente troppo piccole per il numero di persone che vi abitano. Le famiglie più “fortunate” hanno un appartamento, se pur molto piccolo, tutto per loro; altri sono costretti a vivere in una stanza condividendo un unico appartamento con altri inquilini (anche venti!!).  A questo si aggiunge una condizione famigliare disastrata; le donne sono principalmente ragazze madri, alcune  non sanno neppure la paternità dei loro figli i quali, molto spesso numerosi, non ricevono l’affetto e le cure necessarie. Qualcuno potrebbe giudicare questa situazione come una totale mancanza di responsabilità da parte loro, ma a me, invece, l’incontro diretto con questa realtà ha suscitato un senso di compassionenei loro confronti dal momento che, molto spesso, la prostituzione non è una scelta quanto piuttosto una costrizione per garantirsi delle condizioni economiche ai limiti della sopravvivenza.  Una volta terminato l’incontro visitiamo le strutture dell’orfanotrofio di Chisinau e solamente verso sera veniamo condotti al centro estivo dove, finalmente, incontriamo i bimbi.   La mia impressione è stata quella di una forte curiosità da parte loro e devo ammettere che, in un primo momento, ho provato un senso di imbarazzo poiché mi trovavo in una situazione del tutto nuova per me e senza la consapevolezza di quello che fosse di preciso il mio ruolo o la mia funzione. Dopo un primo momento di spiazzamento incrocio gli sguardi incuriositi dei bimbi e mi è bastato lo scambio di qualche sorriso per capire che il mio unico scopo è quello di aprire il mio cuore e di lasciarmi travolgere dall’affetto e dall’energia di ciascuno di loro. Tre giorni purtroppo passano velocemente e, tra risate, divertimenti, partite a volley, a uno, la discoteca e le visite alla città, è giunta l’ora di salutare i bimbi di Chisnau senza lasciarci mancare qualche lacrima. Sempre accompagnati da Galina veniamo portati al centro estivo di Balti dove altrettanti bambini ci accolgono incuriositi. Scesa dalla macchina incontro immediatamente Marcel, il mio bimbo adottivo; nonostante l’impossibilità di una vera e propria comunicazione per motivi di lingua (a Balti parlano russo) il primo incontro ha qualcosa di emozionante. Il suo sorriso e il suo abbraccio mi trasmettono un senso di felicità e di affetto che ha reso la mia permanenza a Balti un’esperienza unica. Dopo una breve presentazione, grazie all’aiuto di Oxana, siamo subito inseriti nel gruppo di bimbi. Anche qui le giornate trascorrono principalmente giocando a carte, a calcio, a volley, con i palloncini, ma non sono mancate le esperienze al di fuori del centro. Un pomeriggio abbiamo fatto visita a un centro estivo per ragazzi più facoltosi e con famiglia; la differenza era evidente: gruppo animazione, bar a disposizione dei ragazzi, strutture tenute in condizioni migliori. L’impressione era quella di una netta differenza tra i “nostri” bimbi e i “ricchi”. L’altra esperienza che mi ha fatto percepire la contraddizione di questo Paese è stata la visita di un centro commerciale. Lì c’era tutto quello che si trova anche in Italia, dalle grandi catene di moda, ai negozi di profumi, ai famosi fast food. E allora, com’è possibile che il centro della capitale sia così sviluppato, mentre milioni di bambini e famiglie vivono in orfanotrofi o in condizioni di vita ai limiti della sussistenza? E’ proprio questa la caratteristica della Moldavia, una terra che mi ha saputo regalare tanto, che mi ha fatto crescere e riflettere su quelli che sono, per quanto ho potuto capire, i suoi “punti deboli”. E se è vero che la nostra “avventura” è stata solo una goccia nell’oceano allo stesso tempo l’esperienza diretta ha fatto nascere in me un nuova sensibilità verso un terra che spero con tutto il cuore di poter rivisitare l’anno prossimo. Cristiana.


Data: 25/08/2011