"I sapori migliori sono senza veleni"

L’impiego a tappeto di insetticidi come il Clorpirifos etile è causa di gravi danni alle api, alla salute, alla stessa agricoltura. Si dovrebbe iniziare dalla coltivazioni per autoproduzioni e a piccola scala a "disintossicare". Invece ...

Basta Clorpirifos

di Michele Corti

La reazione ai pestici viene dall’interno stesso dell’agricoltura, da chi fa della qualità, del rispetto della salute e dell’ambiente un elemento imperescindibile dell’attività agroalimentare

In questi giorni si trattano alla grande i meleti (e non solo) con Clorpirifos etile. Vedasi i Bollettini degli enti pubblici che raccomandano agli agricoltori di spargere veleni riconosciuti distruttori endocrini. Il Clorpirifos etile è persistente, liposolubile, si trova nelle urine dei bimbi della Val di Non (monoMelindacoltura) ma in quando comodo “insetticida generico” si continua a usarlo a tappeto. “Si raccomanda  di non usarlo in fioritura” (e di non ammazzare troppe api) dicono i Bollettini dei veleni. Però i danni di questo uso massiccio li paga la stessa agricoltura. Leggete cosa dice il rappersnetante di una nota ditta ortofrutticola pugliese. Egli denuncia con vigore gli effetti della deriva e della persistenza del Clorpirifos etile su colture orticole e sull’olio. Data la caratteristica della molecola il Clorpirifos etile finisce nell’olio… e lo assumiamo pensando che l’extravergine, magari Dop, sia un toccasana per la salute. La responsabilità di insistere a non cercare di abbandonare pesticidi così dannosi e pericolosi è grande. Provoca danni alla salute ma anche all’immagine di un’agricoltura che vorrebbe essere di eccellenza. 


Data: 24/04/2013