La Carta di Sondrio
La Carta di Sondrio

(forse non tutti la conoscono)

Testo della ’Carta di Sondrio’ sottoscritta al termine dei lavori dai partecipanti al convegno: ’La Montagna: un protagonista dell’Italia degli anni ’90’ tenutosi a Sondrio nell’aprile 1986.

 

La gente che vuol continuare avivere nelle terre alte

CONSTATANDO

che lo sviluppo dell’Italia, un Paese costituito da montagne e colline per tre quarti del proprio territorio, è stato finora polarizzato sulla pianura, con danni gravi alla pianura stessa e senza vantaggio per nessuno; che l’accentramento, riuscito o tentato, di ogni attività produttiva di rilievo nelle pianure ha comportato costi umani e sociali esasperati per tutte le comunità e culture locali; che continuare in questo indirizzo, relegando le terre alte a spazi per attività ricreative o residuali, è un assurdo storico e una prevaricazione delle generazioni future;

 

AFFERMA

che la mutata condizione socio-politica, culturale, economica e tecnologica vede in atto un rallenta­ mento se non una vera e propria inversione di tendenza dei processi di accentramento, economico o demografico, che hanno caratterizzato la prima e la seconda industrializzazione del Paese.

Le nuove tecnologie telematiche, decentratrici, e la stessa caduta del tasso di natalità che caratterizza l’Italia e le altre società industriali avanzate, portano a una diversa considerazione dello sviluppo, nella quale trovano equilibrato soddisfacimento l’economia e la socialità, la dimensione quantitativa e le aspettative socioculturali: sfera del simbolico, "qualità della vita", sicurezza, prestigio, valori della tradizione la propria volontà di operare perché l’Italia conosca un nuovo e diffuso benessere comunitario, restituendo alle terre alte una capacità di attrazione per le possibilità di vita e di lavoro al di fuori delle aree metropolitane in crisi o tentate da concentrazioni ancora più vaste e distruttive.

In questo nuovo indirizzo dovranno trovare naturale soddisfazione le specificità culturali ed etniche, lontano dalle enfasi oculistiche c e rappresentano la degenera­zione a livello microsociologico dell’antico schema centralistico.

 

PROPONE

per la realizzazione di questi obiettivi, provvedimenti immediati in tema di:

 

a) Scuola, iniziative culturali, mezzi di comunicazione sociale:

Con norme coerenti riguardo all’insegnamento pubblico e privato in loco, senza vincoli numerici; con l’attivazione di centri per la ricostruzione della conoscenza storica, della religiosità popolare, dello specifico culturale in tutte le sue espressioni, dalla toponomastica alla lingua, alle tecniche di lavoro, alla cerimonialità collettiva, e in generale di tutto ciò che sostiene la produzione di senso esistenziale; con il riconoscimento di incentivi a sostegno degli strumenti di comunicazione sociale nelle comunità locali nelle terre alte.

Tutto questo avendo la funzione di restituire alle comunità il senso di pari dignità con la pianura e lo slancio imprenditoriale, partecipassimo, ideativo alle persone che ne sono parte.

 

b) Produzione e lavoro:

Con misure non solo di salvaguardia e tutela dei prodotti tipici di qualità, ma finalizzate allo sviluppo della produzione specifica di qualità, In un contesto quale quello delle società industriali d’occidente che non hanno ragione di continuare a concorrere con il resto del mondo sul piano della quantità; con precedenza nell’assunzione ai posti di lavoro pubblici per chi è nato e ha seguito la sua istruzione nelle comunità locali; con borse di studio e riconoscimenti a chi sceglie di effet­tuare tirocini e attività di lavoro presso artigiani e produttori del luogo.

 

c) Residenza

Sostegni in misura proporzionata alle diverse situazioni obbiettive, riguardo ai collegamenti viari, la disponibilità sanitaria, gli allacciamenti telefonici, le ricezioni radio-televisive, le forniture di materiali, l’acquisto di mezzi di trasporto, di macchine utensili ecc.

 

d) Riorganizzazione del sistema amministrativo-politico: Con innovazioni istituzionali volte a dare adeguato riscontro alle esigenze naturali delle terre alte, alle loro necessità di autonomia nell’organizzazione delle relazioni e delle risorse, più e più volte riaffermate prima e dopo il compiersi dell’Unità di Italia, con particolare ri­ferimento alle dichiarazioni della "Carta di Chivasso" per le popolazioni alpine stilata nel 1943.

Lo spirito federalista che ispirava la parte migliore del risorgimento italiano, e che trova nell’attuale ordinamento del Paese alcuni riferimenti, in particolare nel caso delle Province autonome, può e deve ritrovare il suo slancio politico comunitario in questa scelta di rinnovamento istituzionale alla luce della specifica tradizione culturale e politica delle Alpi e delle terre alte in genere.

 


Data: 08/02/2012