La co-digestione (biogas) ? un bioazzardo
La co-digestione (biogas)   è un bioazzardo

Di bio nel business sporco del biogas c’è solo l’hazard, il rischio biologico. La proliferazione dei digestori alimentati con substrati di varia provenienza rappresenta una bomba biologica 

di Michele Corti

La co-digestione di matrici organiche di ogni tipo, animali e vegetali, di Forsu e - come succede già in alcuni paesi - dei fanghi di depurazione delle acque luride pone gravi rischi di contaminazione, in primo luogo biologica, a carico dei terreni agricoli utilizzati per la produzione di alimenti per gli animali e per l’uomo

 

In Europa sulla scorta della Danimarca, che sin dal 1989 si è dotata di una normativa sugli scarti di natura organica e il loro uso per compost e digestione anaerobica, la Svezia, l’Austria, la Germania e la Gran Bretagna hanno adottato regole che impongono trattamenti di sanificazione dei substrati che alimentano i digestori nonché determinate caratteristiche agli impianti (dotati di pastorizzatori)  e che introducono severi controlli microbiologici - mediante l’utilizzo di bioindicatori - su quanto destinato ad essere utilizzato come concime . L’Italia no. Come regola generale il digestato viene pastorizzato (70ºC per 1 h) ma sono ammesse anche combinazioni alternative di tempo e temperatura, ad esempio 55°C per 5,5 ore di digestione termofila. La normativa danese prevede i seguenti trattamenti considerati equivalenti a quello standard (70ºC per 1 h).

 

Il giro di vite della Germania

Se è vero che la Germania è il paradiso del biogas (7.500 impianti) è anche vero che le preoccupazioni igieniche legate a questa proliferazione sono cresciute. Dal maggio 2012 l’Ordinanza sugli scarti organici tedesca (1998) è divenuta più severa. I digestati da digestione mesofila possono essere utilizzati come fertilizzanti solo se è stata applicato un trattamento di igienizzazione (pastorizzazione) pre e post digestione in una unità apposita dell’impianto con riscaldamento a 70°C per 1 ora.

Negli impianti a biogas termofili è sufficiente il trattamento termico nel biodigestore ma è necessario il controllo di organismi indicatori: Salmonella (patogeno umano), Plasmodiophora brassicae (patogeno vegetale), semi di pomodoro (resistenza dei semi delle infestanti). La verifica della sopravvivenza di questi organismi indicatori è necessaria per controllare il tempo di ritenzione minimo. Vi è poi l’uso della sospensione di spore di Bacillus globigii come tracciante biologico. In questo modo durante il processo vi è un diretto controllo del tempo di esposizione degli organismi di prova e può essere regolato il tempo di ritenzione adeguato per ogni singolo impianto. A quando in Italia?

 

Moltiplicazione dei rischi

L’approccio tedesco è sicuramente più prudente di quello italiano (qui gli esperti - evidentemente non disinteressati - sostengono che il biogas è a emissioni zero e a rischi zero) ma gli studi dicono che non basta nemmeno pastorizzare substrati e digestati, che i patogeni animali e vegetali, i semi delle malerbe possono sopravvivere. E diffondersi. 

Quando ci vengono a raccontare che i liquami erano "meno sicuri" trascuramo un semplice fatto: i liquami potevano contenere una carica patogena ma essa ritornava sui campi dell’azienda o di aziende limitrofe (le botti non possono viaggiare a distanze superiori a pochi km sia per ragioni economiche che per prescrizioni normative). I digestati prima di tutto se ottenuti da processi di co-digestione possono presentare cariche anche superiori ai liquami come indicano le stesse ricerche de CRPA di Reggio Emilia (Veccia e Piccinini, 2011). Ma l’aspetto ancora più importante è che nei digestori finiscono scarti  provenienti da macelli spesso siti in altre regioni che a loro volta ricevono animali da molte aziende. Finiscono anche scarti di industrie alimentari varie ottenuti da prodotti animali e vegetali che spesso, prima di arrivare alle centrali, subiscono processi di degradazione spinta. I digestati, in forza del ridotto contenuto di umidità, sono suscettibili di più agevole stoccaggio, manipolazione e trasporto e possono essere destinati ad aziende in un raggio molto più ampio di quello dei reflui zootecnici tal quali. Morale: aumentano le probabilità che in entrata ci siano substrati contaminati e, in uscita, quelle di contaminare una grande varietà di terreni agricoli. È proprio vero che la società della tarda modernità è la società del rischio. Rischio come presupposto di profitto, rischio negato, rischio gestito da esperti di parte coiinteressati al business con le agenzie governative a rimorchio. […]

(l’articolo completo su ruralpini)

 


Data: 29/11/2012