La strada dei ricordi... il TRENINO ROSSO del BERNINA
La strada dei ricordi... il TRENINO ROSSO del BERNINA

Dal Poschiavino al Reno

sfogliando il libro della memoria

 

Ma quanto è lungo un viaggio da Poschiavo a Coira! Seduti comodamente su una comoda poltrona del famoso Trenino rosso, guardandosi attorno si potrebbe scrivere un libro tanto è interessante  quanto passa davanti ai nostri occhi. Scriverlo sarebbe troppo faticoso, ma il libro c’è già impresso nella nostra memoria, perlomeno nella mia, e allora sfogliamolo, mentre il trenino con arditezza s’arrampica sull’erta montagna, fra fitta boscaglia, affrontando curve da perdifiato. Costeggia alte montagne o semplici vallate, incontra laghi tranquilli e fiumi nella profondità della Valle.

Ma andiamo con ordine lasciando il Poschiavino, particolarmente rigoglioso in questo periodo di interminabili piogge e comodamente seduta in una carrozza vuota come fosse stata riservata per me, quindi indisturbata, lascio spazio alla memoria per sfogliarmi il libro dei ricordi.

Quante volte ho fatto quella strada! in treno e più frequentemente, con il passar del tempo, con la macchina personale, da Berna alla Valtellina. Tante volte in andata e ritorno, ma già l’avvio nella salita da Poschiavo al Bernina, trovo che mancano tante pagine che  oggi mi appaiono nuove, in quella ardita arrampicata del trenino, Più famigliare  la “spianata” del Bernina affiancata da quelle maestose montagne. Proseguendo, sempre ammirando le maestose montagne che sfuggono al passaggio con la macchina personale, passata la galleria che sbocca a Preda ecco il ricordo del primo lavoro in terra elvetica, a Bergügn. Un veloce sguardo sul paese; ecco la Stazioncina dove alla domenica ci si trovava con  il fratello boscaiolo che li aveva da tempo messo piede. Da lì la discesa verso Filisur e poi, ricordando la strada secondaria che il cugino mi aveva insegnato, in più occasioni, eccoci immessi nella Via Mala dove la vista sprofonda nel fondo valle per sfociare  a Thusis.

Thusis:  un primo nome straniero appreso nell’infanzia e impresso nel libro della mia memoria, in quanto residenza di zii e cugini. Una lunga storia di famiglia, comune a gente dei nostri paesi valtellinesi, ancora dai tempi dei grandi lavori viari grigionesi.

Tempi gloriosi quelli di queste famiglie, ma nel mio caso  tutto o quasi finito nel nulla. Rimasti solo vaghi ricordi  e nient’altro. La vita continua la sua corsa.

 A questo punto le innevate montagne si sono allontanate e siamo in una rigogliosa pianura.

Sulla destra troviamo anche qualche vecchio castello. Anche qui il libro dei miei ricordi ha registrato un giorno tragico famoso. Al matrimonio di una nipote, con appuntamento a uno di quei castelli, dietro invito del proprietario amico dello sposo, dovendo attraversare un sentiero a piedi per arrivarci, credendo di fare bene, un invitato, a sorpresa ha fatto trovare due bei cavalli con un carro per trasportare gli invitati, ma sfortunatamente un cavallo ha messo un piede in fallo sul sentiero e il carro si è rovesciato. Nessun morto, ma la festa è finita li.  Ma storia vecchia anche questa.

Finalmente continuando, eccoci a Reichenau e qui facciamo conoscenza con il Reno. Veramente sono due fiumi che si innescano uno con l’altro. Comune, a questo punto è quasi offensivo chiamare quel pur comune fiume- Reno – quando si pensa alla lunga e onorevole storia che avrà quel fiume continuando il suo lungo tragitto.

Comunque dal Poschiavino, al Reno ci siamo arrivati.

Non siamo lontano dalla meta prefissa che è Coira, ma su quel tragitto, il libro della mia memoria ha registrato un punto molto importante di passato. Ricordi belli e meno belli racchiusi in quel paesetto con la chiesetta sul cucuzzolo che è Tamins.

In quel paesetto ho trascorso tanti Natali, ospite del fratello, che li aveva la sua dimora con la propria famigliola. Notti di Natale dove, insieme, si andava nella Cattedrale di Coira a sentire la Messa di mezzanotte,  celebrata dal Vescovo di allora (quello prima del Vescovo Haas?).

Ma non tutto può essere rose e fiori. La vita offre anche le spine e in questo caso la spina è che su quel cucuzzolo con i bei ricordi nel cimitero di quella pur bella chiesetta c’ è anche il fratello che, come si usa in un detto che ricorda qualcuno di chi va all’estero e la rimane che :

“Non portano a casa nemmeno le ossa”.

E fermiamoci qui. Come il Poschiavino (fiume) da una parte, e il Reno dall’altra, continuano il loro cammino fra tratti belli  tratti meno belli, a questo punto quasi arrivata a destinazione, a Coira, chiudiamo il libro dei ricordi, per immetterci di nuovo sulla strada della realtà che continua.

La “Strada della vita” che non si ferma mai e che ci porta avanti comunque nel bello e nel meno bello, nel bene e nel male.


Data: 15/05/2013