LE DONNE, LA DIGNITA?, LA PIAZZA ? SONDRIO, SE NON ORA QUANDO?
LE DONNE, LA DIGNITA’, LA PIAZZA – SONDRIO, SE NON ORA QUANDO?

Tutto è partito il 29 di gennaio e da lì la presa delle piazze di tutta Italia da parte delle donne, che avverrà oggi 13 febbraio 2011, sarà qualcosa che difficilmente si potrà dimenticare.

 

Si sono chiamate per telefono o attraverso la rete, si sono trovate davanti alle scuole mentre aspettavano l’uscita dei loro figli, riunite tra colleghe di lavoro e perfino al supermercato mentre facevano la spesa: donne di tutte le età,  di ogni estrazione sociale, di tutti i mestieri e con percorsi di vita differenti  si ritroveranno tutte insieme. Unite, in oltre 200 città, per dire “basta”, per difendere la dignità delle donne, per ribellarsi con forza al messaggio pericolosissimo che sta passando in questi mesi e che pare voglia “sdoganare” non solo una libertà distorta nell’uso del corpo femminile ma anche un fastidioso “così fan tutti” , ed al malcelato senso d’invidia degli uomini che in questo periodo, al bar come sul web, si sono scatenati con un prevedibile quanto infantile “beato lui che può”.

 

E nella Provincia di Sondrio?

Anche in valle è prevista una manifestazione itinerante che toccherà Sondrio, Morbegno e Chiavenna.

Non è il caso di disquisire se sia giusto o no partecipare a questa specifica manifestazione, soprattutto alla luce della strumentalizzazione politica in atto,  ma sicuramente questo evento può trasformarsi in un momento di analisi e di riflessione su un tema (donne e parità dei diritti) che, troppo spesso, viene sottovalutato e non preso nella giusta considerazione.

 

Pochi i dati reperibili sulla tipologia e sulla diversificazione dell’occupazione femminile in provincia così come sul livello culturale acquisito e sulla rappresentanza femminile nei posti “che contano”.Si nota comunque, rispetto ad altre realtà lombarde, una differenza sostanziale rispetto al principio secondo il quale la donna nella nostra provincia viene vissuta ed utilizzata quale “ammortizzatore sociale” in sostituzione dei servizi sociali che andrebbero garantiti alla popolazione,  quali asili nido, scuole materne e tutti i servizi dedicati agli anziani.

La stessa Provincia di Sondrio, all’interno del Siss nella valutazione dei dati sull’occupazione femminile, scrive: “ il tasso di attività femminile sta aumentando, con le possibili conseguenze ”negative” in termini di bisogno di servizi e, in carenza di strutture di sostegno ai compiti di cura e assistenza tradizionalmente assunti dalle donne, in termini di diffusione di disagio sociale”. (Fonte http://servizisociali.provincia.so/siss/progettoqualita/pdf/capitolo6.pdf ).

Questa valutazione appare curiosa , soprattutto se affiancata alla presenza, nel sito della Provincia, di una sezione dedicata alle Pari opportunità.

 

Effettivamente è uno strano modo di valutare l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro e l’aumento dell’occupazione femminile, visto come “negativo” e come ipotetica causa di “diffusione di disagio sociale”.

Più che strano, nel 2011 appare quasi sorprendente, forse anche arcaico e discriminatorio nei confronti delle donne, ma anche riduttivo nei confronti degli uomini e delle loro capacità nell’accudire e seguire i propri figli nella loro crescita o nel far compagnia e nell’accudire i propri genitori.

Certo è che l’eventuale “carenza di strutture sociali di sostegno ai compiti di cura e assistenza dei giovani e degli anziani” non può e non deve ricadere sulla popolazione né, tanto meno, sulle spalle delle sole donne alle quali, in questo modo, verrebbe automaticamente imposto l’ennesimo limite all’affermazione della propria personalità, della propria indole e delle proprie legittime aspirazioni.

 

E’ ragionevole e legittimo protestare, non necessariamente attraverso questa manifestazione, ma è soprattutto necessario affrontare questo tema in ogni sua sfaccettatura, senza vittimismi, senza attribuire tutti i mali ad un nemico (sia esso l’uomo o l’istituzione preposta), ma senza timori di mettersi “in trincea”, almeno sino a quando questo sistema non diventerà più equo e più equilibrato.

Parliamone.

Se non ora, quando ?

Data: 13/02/2011
 
15/02/2011, 06:50
DONNE E UOMINI INSIEME - SE NON ORA, QUANDO?

Uno scorcio della manifestazione a Milano - 13/02/2011

Lorena Bast


Autore dal
19/11/2010

15/02/2011, 06:29
FEMMINE SI NASCE, DONNE SI DIVENTA

Bella la domanda. Da dove nasce tutta questa sottomissione? Già…..da dove nasce? 

 

Dalle nostre mamme e dalle nostre nonne, che hanno educato le figlie femmine all’idea che sia l’uomo a dare loro il sostentamento per vivere; che sia il maschio, per sua natura, ad avere la capacità e la forza per decidere i destini delle femmine. Dagli stessi padri e dagli stessi nonni, che proseguono ad esprimere taluni concetti dispregiativi quali “quelle sono cose da femminucce” o discriminanti quali “le donne non si toccano nemmeno con un “fiore” (…gli uomini invece si possono massacrare? ). Dalla scuola, che ancor oggi suddivide per genere ed in maniera acritica  le caratteristiche delle “femmine” da quelle dei “maschi”, senza andare a fondo nell’analisi delle attitudini, del carattere e delle capacità del singolo individuo.

Dal malcelato concetto, ancora presente oggi, secondo il quale ci siano lavori “da femmine” e lavori “da maschi”, decisi a tavolino e fatti “digerire” come fattore di “normalita”. 

 

Oggi sappiamo tutti che non è così. Sappiamo che le discriminanti non sono legate dall’essere maschi o femmine ma dalla personalità e dal carattere di ogni singolo individuo, dall’essere coraggiosi o pavidi, dall’essere superficiali o profondi, dall’essere disinteressati o curiosi nel conoscere e nell’approfondire, dall’essere portati o meno ad una specifica attività. 

 

 La solidarietà femminile potrebbe essere il vero motore per spingere le donne ad osare di più, a chiedere di più, a pretendere di più da se stesse e dagli altri; ma potrebbe diventare essa stessa “discriminante” e penalizzante nei confronti delle donne se venisse usata come “bandiera di genere” e non come semplice sostegno a chi ha il coraggio di osare di più, a chiedere di più ed a pretendere di più.

Abituiamoci quindi a chiederci che tipo di persone siamo, che cosa desideriamo e come vogliamo realizzarlo, ed impariamo a sostenerci nelle scelte individuali, senza pregiudizi e senza giudicare negativamente una donna diversa da noi o da quello che noi riteniamo “normale”. 

 

A Milano, in quella immensa manifestazione che domenica scorsa ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, erano tanti gli uomini presenti, i padri, i fratelli, i fidanzati, i mariti, i nonni, i figli. A Milano come a Udine, a Torino come a Modena. 

Anche a Sondrio gli uomini erano presenti. Pochi, per la verità, ma c’erano.

Ed è questo che ci piace, è questo l’obiettivo che tutti noi, uomini e donne insieme, dobbiamo riuscire a raggiungere: condividere spazi, eventi, interessi, momenti di vita, di lavoro, di famiglia. 

 

Vogliamo vedere molti più papà che vanno a parlare con gli insegnanti dei loro figli, molte più mamme che si mettono a lavorare, non solo per necessità ma per piacere di essere anche persone che si mettono in gioco; nelle famiglie vogliamo vedere che siano marito e moglie, in coppia, ad intrattenere gli ospiti e servire a tavola insieme; non vogliamo vedere bar riempiti da soli uomini che si fanno il “bianchino” e giocano a carte mentre le mogli sono a casa a “sfaccendare”, vogliamo vedere i padri ed i nonni portare al parco i loro figli ed i loro nipoti, vogliamo veder disciogliersi al sole questa divisione netta che esiste in provincia tra il mondo dei “maschi” e quello delle “femmine”. 

Nelle aziende della valle, le donne possono dare un grande contributo alla crescita ed allo sviluppo socio-economico del territorio, ma dovranno essere all’altezza di questa sfida: se ricoprono un ruolo di responsabilità non dovranno comportarsi “da femmine”, ma da managers efficienti e preparate, se lavorano in fabbrica o in un ufficio non dovranno comportarsi da “femmine”, ma da collaboratori seri ed affidabili. 

 

Dopo tanti anni passati a combattere la logica del tacco 12 e delle labbra a canotto, che nelle grandi città come nelle riviste patinate la fà da padrona  e che prevede che la donna debba per forza “piacere ad un uomo” per essere accettata, nella nostra provincia invece dobbiamo riuscire in un’altra operazione: mischiare un po’ le carte, “sparigliare” questa suddivisione netta di genere (femmine da una parte, maschi dall’altra) che limita entrambi, che limita le coppie, che limita l’economia e l’intera società valtellinese.  La politica, le attività produttive e la società civile possono fare molto.Ma sono le donne per prime che si devono svegliare da questo “sonno”, che devono osare di più, chiedere di più, pretendere di più. Perché è proprio vero: femmine si nasce, ma Donne si diventa !
Lorena Bast


Autore dal
19/11/2010

14/02/2011, 15:10
LA MANIFESTAZIONE A SONDRIO

(cliccare sulle immagini per ingrandirle)


Lorena Bast


Autore dal
19/11/2010

13/02/2011, 10:48
DONNE

Gli uomini non parlano di parità di diritti, perché non gli conviene. Hai ragione Lorena, si tengono stretti stretti i loro posti di potere e sono molto solidali tra di loro. Le donne, purtroppo, no. La solidarietà femminile dovrebbe essere il fil rouge che lega tutto: se vediamo una donna con un occhio gonfio, che facciamo? Finta di nulla? E se una donna conquista un posto di potere, la sosteniamo? Una donna in una lista elettorale, la votiamo? Sono tanti i quesiti da porre e su cui ragionare. Una protesta legittima quella di oggi, che vede in piazza chi è stanca di vedere donne trattate come gingilli. Ma finché noi donne non ci uniamo, facciamo uscire quella solidarietà femminile che ci porta a vederci uguali, nella diversità, allora tutte le lotte sono vane.  

Ancora lungo il cammino per la parità. Parità che esige una valutazione soprattutto in campo lavorativo, dove quando ti sposi le difficoltà di trovare un impiego aumentano.

"Da dove nasce tutta questa sottomissione?", si chiedeva Simone de Beauvoir all’inizio del secolo scorso. Chiediamocelo, oggi, nel 2011, e forse un po’ di passi avanti li possiamo fare. "Femmine si nasce, donne si diventa"...

 

Lorena Bast


Autore dal
19/11/2010

13/02/2011, 09:18
PARITAÂ’ DEI DIRITTI E REALTAÂ’

Esiste un grande differenza tra la convinzione di aver oramai acquisito libertà e parità di diritti e quello che nella realtà succede nelle nostre giornate 

Basta valutare pochi dati su occupazione, retribuzione, rappresentanza. 

In Italia le donne si diplomano e si laureano molto più degli uomini, ma nemmeno 1 su 2 ha un posto retribuito (un dato che ci pone al penultimo posto della classifica europea, appena prima di Malta) e, a parità di livello, guadagnano il 16,8% in meno dei colleghi maschi. Una donna su quattro è costretta a lasciare il lavoro dopo la maternità: su 100 bambini solo 10 trovano posto in un asilo nido, meno di 5 su 100 in uno comunale.

 

Situazione ancor più discriminante se si guarda la presenza delle donne in politica (le parlamentari sono meno del 20% del totale, mentre le donne Ministro sono solo il 21%) e nella grandi aziende o in quelle quotate in borsa, dove nei Consigli di Amministrazione sono presenti al 6,8% e gli Amministratori Delegati donne sono appena il 3,8%. Insomma, gli uomini detengono il potere in ogni ambito e se lo tengono ben stretto.   Un altro fattore da mettere in grande evidenza, ed ancor più grave, è la violenza che le donne subiscono dagli uomini.Secondo i dati Istat del 2006 sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che sono state vittime di violenza, in modo particolare dentro le pareti domestiche, ed il 96% ancora oggi non denuncia le violenze subite. La violenza è la prima causa di morte per le donne tra i 15 ed i 44 anni.  A tale proposito, dal novembre 2008 in provincia di Sondrio è attiva l’Associazione TUA E LE ALTRE, una Onlus che, grazie alla caparbietà delle 5 fondatrici e di tante donne-volontarie, è riuscita a concretizzare un progetto a tutela delle donne in stato di disagio.Il progetto, infatti, prevede la presenza di un centro, una casa-nido protetta dove tutte le donne che hanno subìto maltrattamenti o violenze, sole o con figli, potranno rivolgersi per trovare rifugio e sostegno. Oltre al conseguire la consapevolezza di sé e dei propri diritti, oltre ad attivarsi per diventare totalmente indipendenti ed autonome, anche nella nostra provincia le donne avrebbero bisogno proprio di queste certezze, ed è su tali iniziative che le istituzioni ed i soggetti privati dovrebbero concentrarsi per dare il proprio sostegno sotto tutte le forme, ivi comprese quelle economiche, per creare insieme ai cittadini quel tessuto sociale sicuro, forte, ed all’altezza del paese civile entro il quale poter vivere.  A seguito tutti i recapiti utili per ricevere informazioni: Sportello Associazione TUA E LE ALTRE - Via G. Garibaldi nr. 64 – Ardenno (So)  Centralino telefonico : / 660216 – lunedì e martedì dalle h.10.00 alle h. 14.00Indirizzo e-mail : associazionetuaelealtrefastwebmailGruppo Facebook : Associazione “Tua e Le Altre” Onlus ( collegamento diretto:  http://facebook/group.php?gid=39644104476#!/group.php?gid=39644104476&v=wall)

Lorena Bast


Autore dal
19/11/2010