Le molte facce del giornalismo partecipativo
Le molte facce del giornalismo partecipativo

Liberamente tratto dal libro: Giornalismo e nuovi media, di Sergio Maistrello, edizioni Apogeo. Ne consiglio a tutti la lettura.

Esistono molte parole per esprimere lo stesso concetto: giornalismo civico, collaborativo, partecipativo, amatoriale. Come si rapportano nella Rete le redazioni ed i professionisti dell’informazione, con queste nuove forme di giornalismo? Ecco alcune modalità.

L’apertura degli articoli ai commenti dei lettori: Non costituiscono una forma particolarmente significativa, tuttavia consentono alle persone di reagire, criticare, aggiungere particolari.

La richiesta di aiuto al lettore: Alcune storie si prestano ad essere arricchite col contributo di chi legge, il quale potrebbe conoscere particolari o episodi aggiuntivi rispetto a quanto riferito dal giornalista. Questo materiale può poi integrare direttamente l’articolo. Ad un livello successivo il giornalista cerca dei testimoni privilegiati e confronta le sue idee con loro  prima di realizzare una intervista o una indagine.

Lo spazio bacheca o il blog: La bacheca è uno spazio virtuale  aperto al contributo creativo dei lettori. La redazione si riserva un controllo sommario e un filtro sia sui contenuti che sui commenti. Questi spazi si stanno diffondendo soprattutto a livello locale, come strumenti di valorizzazione dei flussi dei contenuti generati dai lettori di una piccola comunità territoriale. A un livello ulteriore viene fornita ai lettori la possibilità di aprire un blog per avviarli alla pubblicazione del loro pensiero e per aggregare nuovi punti di vista ma soprattutto contenuti di valore, nel rispetto di standard minimi di qualità e di uniformità fissati dalla redazione.

La creazione di spazi di condivisione sui social media: Esempi interessanti sono la creazione di una pagina su Facebook sulla quale replicare  alcuni articoli della testata e permettere il commento la condivisione, oppure l’inserimento di un link da parte dei lettori. Oppure la pubblicazione delle notizie su Twitter per permetterne la condivisione; la creazione di un canale video su Youtube per condividere i video; la creazione di Feed sul sito on-line del giornale per dare la possibilità ai lettori di condividere il flusso delle informazioni …

Anche a livello locale i giornalisti e le redazioni più attente alle nuove possibilità che la Rete fornisce alle informazioni si sono accorti che non è chiudendo le porte all’esterno che si salverà il mestiere. Al contrario sarà fondamentale saper fare entrare persone e idee, rendere le testate on-line un punto di aggregazione sociale e un riferimento per l’impegno civico.

Non sarà più così importante chi sarà il giornalista: che sia inquadrato in modo strutturato all’interno di una redazione giornalistica, che sia un libero professionista o un cittadino, tramite il suo blog personale o tramite uno dei tanti nuovi serbatoi di informazione partecipata (per citarne solo due: Agoravox e Youreporter ).

Non sarà nemmeno così importante chi abilita il giornalista: se un corso universitario, un editore o un ordine professionale. Perché l’evoluzione tecnologica ormai consente all’aspirante giornalista di abilitarsi anche da solo, a dispetto di ogni possibile regolamentazione: l’ accreditamento, la reputazione o l’oblio avverranno attraverso il filtro e il giudizio implacabile della Rete.


Data: 01/01/2012
 
01/01/2012, 11:59
Esatto !

E' proprio questo il progetto del nostro giornale Altarezia.INFO

lucavi


Autore dal
29/10/2011