L?ORSO produzioni e la poesia di Willy Zini
L’ORSO produzioni e la poesia di Willy Zini

Cadde la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa; essa però non crollò, perché era fondata sopra la roccia ... Matteo 7,25

 

Eh si, bei tempi. Un tempo ognuno cercava di fondare la propria vita su alcune solide fondamenta, perlomeno quelli avveduti al punto di cercare una vita che, in una qualche maniera, preludesse nel suo svolgersi alla agognata felicità eterna.

 

Questa riflessione mi ha colto all’improvviso. Riflettevo e rileggevo le parole di un poeta, molto giovane, Willy Zini di Livigno, che sono andato a sentire una sera di settembre di quest’anno. Era appena scesa la neve, anzitempo, i larici ancora verdi brillavano sulla neve, i lussureggianti alberghi, le decorate rotonde e i negozi del luogo erano vuoti. Luogo di divertimenti e di alterazione climatica.

 

Ci sono andato a sentirlo nella ricerca di parole che riguardassero o mi parlassero del rapporto con la sua terra. La mia aspettativa era sbagliata. O meglio lui ha parlato della sua terra ma non è la solida roccia su cui è ancorato Livigno. La sua è la terra di chi è cresciuto avvolto nei nostri media contemporanei. Un terra, questa, vasta, fatto di spezzoni compositi, dalla prateria americana ai ghiacci del polo per finire nei caldi mari del sud. Da Gesù a Jim Morrison.

 

Ed è proprio in questo che il paradigma che ha accompagnato l’umanità occidentale per almeno duemila anni, ben sintetizzato dal  versetto evangelico, è venuto meno. La vita, ora, si costruisce sulla sabbia, sull’incerto, nel suo fluire lungo il vagare dell’occhio dei media e dei motori di ricerca. Ecco allora che la ricerca di una qualche solidità sfocia nella più semplice delle soluzioni: gli altri intorno a noi, che condividono lunica esperienza inalienabile: il piacere di vivere. Eh sì, perché a differenza della poesia che ho sentito spesso in valle, il pubblico non era composto da ottuagenari in cerca di sterili riscatti egotici. Era un pubblico di giovani, dalle molte e sfaccettate identità postmoderne. Capaci di mischiare Bob Marley e la Mamma. Il bel vestito, il cameriere incravattato e la capigliatura da rasta. Persone che ancora sanno ascoltare perchè hanno tempo davanti, una vita da costruire. Giovani insomma.

 

L’incontro con Willy Zini mi ha dato molto. Mi ha fatto cogliere un passaggio tra le generazioni. Una comprensione del mondo che cambia e che è cambiato. A questo deve servire l’arte? Penso di sì. Non una vuota ricerca dei 15 minuti di notorietà di Warholiana memoria ma una comunicazione aperta e senza svolazzi. La qualità di una opera artistica sta forse in questo, nel suscitare qualcosa che ovviamente è diverso in ognuno di noi perché come ricordava Barthes il testo si compone nella relazione tra l’artista e il fruitore (osservatore).

 

L’unico rammarico ? Che di vecchi come me ce ne erano proprio pochi e  purtroppo questo è un mondo dominato dai vecchi, spesso sordi anche nell’anima, e qui da noi, in Italia, convinti tutti di possedere la sola Ragione.

 

Mauro T. Giudici

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Io non ho faccia.

Io sono Specchio e Filtro,

sono un insieme di particelle naturali

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da Nebbia, 31 Agosto 2010 alle ore 3.03 Willy Zini

 

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Data: 26/10/2011