RICORDI: il trenino e la balera in piazza Stazione a Tirano
RICORDI: il trenino e la balera in piazza Stazione a Tirano

La scrittrice Luisa Moraschinelli ricorda il Trenino del Bernina e la balera di piazza stazione negli anni a ridosso dalla Guerra... 

 

In un precedente intervento ho voluto ricordare la parte importante che il “Trenino rosso” ha avuto nella nostra emigrazione dalla Valtellina alla Svizzera. Soprattutto in andata, agli inizi,  ma anche dei ritorni se pur sempre meno, limitato quasi esclusivamente a stagionali e frontalieri, per poi ridursi sempre più con la possibilità dell’autovettura personale possibile a tutti o quasi.

Ma il nostro trenino, anche se in territorio italiano entra, per così dire, per poche centinaia di metri,  la sua funzione è pur sempre di carico e scarico e quindi, a parte il trasporto di materiali, che qui non trattiamo, ha sempre portato passeggeri sia nell’andata che nel ritorno, variando a secondo i tempi. 

Ma siamo ancora ai tempi passati, a ridosso della guerra e per chi come me che allora lavorava ancora a Tirano e in un alberghetto sul piazzale della stazione, ha altri ricordi legati ai passeggeri del “Trenino rosso”  che portava non solo in andata, da Tirano, ma anche d’arrivo.

Parlando del passato si ha la tendenza di menzionare sempre il peggio. C’è la tendenza a  ricordare il lato negativo di certi periodi, ma si dimentica che l’uomo, in qualsiasi situazione, ha in sé la capacità di trovare delle risorse non solo per sopravvivere, ma anche per sfruttare le piacevoli occasioni che aiutano a colorare la vita, nel limite possibile.

Ad attirare i nostri vicini poschiavini, a Tirano, non era solo la Madonna che è sempre un punto fisso di richiamo in ogni tempo, sia per i cattolici  per la Fede, sia per altri interessati all’Arte, c’era la balera che si trovava nell’alberghetto dove prestavo servizio, adiacente la piazza della stazione.

Non un posto di perdizione, ma di piacevole divertimento,  nuovo per quei tempi. 

Era il periodo delle balere, anche se a Tirano mi sembra fosse unica. Situata a fianco dell’albergo, in uno spazio alberato,  rialzato rispetto alla strada. Gestita dalla famiglia, dotata di bella gioventù. L’orchestrina era sempre quella, di casa come si suole dire, di Tirano a eccezione del violinista, di Villa di Tirano, ma il “capo” era un giovane Toldo della allora pure famosa gelateria e ricordo la festa comune di quei componenti, ,forse cinque o sei, quando erano riusciti a comperare una batteria nuova per completare l’orchestra.

La balera era aperta a tutti, ma tanti degli avventori li portava il nostro “Trenino rosso”  (visto che di lui stiamo parlando) e erano i benvenuti, non solo per il loro riservato comportamento, ma perché con la sana allegria erano anche generosi di mance (quello che non si usava da noi) e naturalmente una lira o un franchetto era sempre ben accetto e aiutava da arrotondare il misero stipendio di allora che superava di poco le 100 lire mensili.

La balera certo non era da paragonare alle discoteche di oggi e la droga ancora non si sapeva nemmeno che esistesse. 

Se poi il trenino partiva, se affaticati da un bicchiere in più, per i nostri vicini poschiavini c’era pur sempre l’alberghetto a portata di mano che li ospitava più che volentieri e ripartivano al mattino seguente, visto che di solito si trattava di sabato e quindi senza l’obbligo di arrivare sul  posto di lavoro.

Qualcuno direbbe: “Che bei tempi”. E  altri: “Che brutti tempi”, dovendosi  accontentare di così poco, ma il nostro “Trenino rosso” era per tutti ed è sopravvissuto nel bene e nel male, nella prosperità e nella povertà, ma che aspetto giovanile ci mostra nei suoi 100 anni di vita!

Luisa Moraschinelli/ Lugano/Aprica giugno 2010


Data: 16/06/2010