Riflessioni di una DONNA DI MONTAGNA di rara classe

La scrittrice Luisa Moraschinelli e una sua riflessione: "Che allettanti quei nuovi villaggi per over 60, ma…."

Che belli da vedere e allettanti per sognare quei moderni villaggi che vediamo in pubblicità, proposti agli over 60. Casette unifamiliari. Tutte belle colorate, senza scale, senza marciapiedi ecc… ci manca solo, sulla pubblicità, un bel circolo di anziani che si danno la mano in circolo come all’asilo.

Scherzi a parte, è quello che tutti sogniamo. Dico, sogniamo perché i 120 mila euro sono da includere nei sogni, non a portata di mano di tutti.

Una bella casetta, tutte le comodità per renderci la vita comoda, un bel divano e la televisione a portata di mano, con tutti i servizi in offerta, magari che ti portano anche la spesa, il giornale in casa e poi niente scale da fare. Insomma una vita comoda sotto ogni aspetto.

Guardando, pur conservando dentro un sogno del genere, mi sono ricordata che un giorno, avuta occasione di andare in una casa di riposo, mi sono trovata a fare una riflessione in merito: bella struttura dentro e fuori. 

In un salotto c’erano una quindicina di donne lì sedute come statue. Ben vestite e si vedeva che mancava loro niente. L’unico sforzo sarebbe stato di alzarsi e accendere la TV, ma discutevano fra loro chi lo doveva fare. Era già uno sforzo da evitare. Il primo pensiero che mi è affiorato alla mente è stato: “Queste donne hanno sicuramente tutto, manca loro solo da “ tribulare un po’”.

Ma come? Non è forse l’aspirazione di noi tutti quello di raggiungere l’età o le condizioni di non aver più da “tribulare?” E allora ben vengano queste forme che ci scaricano da ogni fatica, di ogni responsabilità. Ma….c’è sempre un ma nella vita di noi tutti. Solo quando si arriva over 60, ma per esperienza diciamo pure agli 80, ci si rende conto che c’è niente che ci salvi da una responsabilità strettamente personale, quella di gestire noi stessi e per essere più precisi, il nostro corpo che ha comunque bisogno di essere tenuto attivo.. Ma come? Se lo liberiamo da fatiche, da responsabilità, da impegni, non basta? No, non basta. Il nostro fisico non è un sacco di sale che si può mettere in deposito, fosse anche nella bambagia e lì si conserva, ma è una macchina che va tenuta attiva e le comodità sono una specie di trappola, che lo aiuta fino a un certo punto, oltre lo danneggia fino a diventare davvero una specie di sacco di sale che poi devono gestire gli altri..

La fatica di gestire la macchina umana non si avverte finché si lavora. Al mattino la sveglia  ci spingeva fuori dal letto, la pulizia personale, la colazione e via al lavoro dove è già tutto predisposto, e  così via per tutta la giornata. C’era la fatica, ma c’era la spinta automatica che poi viene a mancare da pensionati, quando tutto è da decidere in proprio a meno che ci si organizzi in precedenza e l’aver un poco da “tribulare”, è salutare, mentre la comodità, l’immobilismo va’ ancora a danno nostro..

Quindi bene la casetta senza scale o motivi di fatica, ma sarà godibile solo se si abbinerà ancora ad occasioni di fatica, scale e strade da percorrere comprese, con il solo scopo di far lavora la macchina umana anche senza retribuzione, ma solo a vantaggio personale..

Luisa Moraschinelli /Aprica giugno 2010. 


Data: 29/06/2010