Samolaco: buon Natale da TREMENDA XXL!
Samolaco: buon Natale da TREMENDA XXL!

Buon natale e buon anno con…Francesco d’Assisi

44 anni e non sentirli.Umbro dentro e fuori.Fisicamente non era proprio un ‘adone’.Una mamma francese che lo adora e un padre ricco che gli mantiene tutti i ‘vizi’ di  ragazzo prima e di  giovane dopo, ma che la ricchezza se l’era trovata addosso e non aveva mai fatto nessuna fatica per conquistarsela.Una compagnia di amici con un unico obiettivo: vino e donne alla ricerca del divertimento più banale e più inutile.Bullo al punto di ‘gasarsi’ nell’andare in guerra, vestito come dentro ad una scatoletta di carne Simmenthal, andare in guerra contro una città vicina, Perugia, e senza probabilmente saperne bene il perché...ma, per i giovani ricchi come lui, era come se si trattasse di andare a fare la partita in uno stadio pieno di gente che fa il tifo per te, un derby da vivere come protagonista.

E’ Francesco.

Nato ad Assisi nell’inverno del 1182 da Mamma Pica e da papà Pietro di Bernardone, una delle famiglie più ricche della città, impegnata nel settore dei ‘tessuti’.In guerra dunque...ma in questa spedizione contro Perugia viene ferito e fatto prigioniero: gli tocca fare l’esperienza di una vita grama e di stenti. Esperienza che lo rimanda a casa gravemente malato.Malato nel corpo, ma anche ‘dentro nell’anima’ si era rotto qualcosa, al punto che tutto quello che aveva fatto fino ad allora gli sembrava tempo buttato via e vuoto.A Spoleto ‘incontra’ il Cristo e inizia il suo cammino di ‘conversione’, di cambiamento.Sceglie il silenzio e la meditazione girovagando nelle campagne e nelle colline di Assisi, facendo spesso tappa nella chiesetta di San Damiano. E lì, in quella piccola e sperduta chiesa di collina, il Crocifisso gli parla: “Va, ripara la mia cas a che va in rovina”.

E’ Francesco.

Morto vicino ad Assisi, in Santa Maria degli Angeli, il 3 ottobre 1226: morto nella povertà più totale e con i segni del Cristo Crofisso piantati addosso, dentro alla sua carne.In 44 anni e con i mezzi di trasporto che allora c’erano a disposizione, si gira tutta l’Umbria, la Toscana, il Lazio e la Romagna. Arriva anche in Spagna e in Palestina. Raggiunge l’Egitto e va alla corte del Sultano..dovunque porta la testimonianza del Vangelo di Gesù, il Dio con noi..Con Chiara, una sua amica di Assisi, da vita all’Ordine delle Clarisse (prima si chiamavano Povere Dame di San Damiano).Da Papa Innocenzo III riceve l’approvazione del suo Ordine, quello dei Frati Minori...e già nell’aggettivo si intuisce il sentiero della sua vita.Dovunque parla di Cristo e delle Beatitudini; dovunque vive, nella povertà, la Parola che predica; dovunque è testimone consapevole e umile della gioia ch e nasce dall’abbandonarsi alla ‘provvidenza’ del Padre.  Tutto questo per tentare di “riparare la casa che va in rovina”.

E’ Francesco: patrono dell’Italia.

Non è mai stato prete. Ha vissuto da figlio di Dio fino in fondo.Francesco il Vangelo non l’ha ‘predicato’ ma lo ha ‘vissuto’, mettendolo in pratica alla lettera: ancora una volta testimone contento del Dio che ha cura di tutti i suoi figli.Sono due i ‘centri di riferimento’ del suo vivere: il Presepe e il Calvario. Il Natale e la Pasqua.Il Presepe è una sua ‘intuizione’ realizzata in un freddo dicembre passato a Greccio...un presepe per raccontare la tenerezza e la gioia di un Dio che si fa Bambino per stare vicino alla sua gente e diventare compagno di viaggio  nei giorni della vita, in quelli belli e in quelli difficili, sempre con l’anima pronta a cantare il “laudato sii”.Le Stigmate sono il segno della sua appartenenza totale al Cristo...il Calvario come segno di un amore che fa fino in fondo, che diventa dono completo della vita da parte del Dio fatto uo mo e che diventa quindi un dono di salvezza.La Croce segnerà la sconfitta della morte e, dopo la Risurrezione, lei stessa diventerà “sorella morte”...sorella, perché capace di spalancarci le porte della casa del Padre e toglierci così l’incubo del niente.

E’ Francesco, di Assisi.

Da una vita spensierata e vuota, passata alla ricerca del divertimento fino a se stesso, ad una vitaaltrettanto spensierata, ma questa volta piena, passata nel fare esperienza di un Dio da amare nell’incontro con gli altri e con la natura.Francesco, amico obbediente e fedele di quel Crocifisso che lo chiama ad una missione importante: riparare la casa!Davvero infatti ‘la casa’ (...è la Chiesa, quella fatta dalle persone che dal Battesimo ricevono la vocazione ad essere tralci inseriti nella vite che è il Cristo e con Lui portare frutto) quella ‘casa’ andava in rovina perché il potere e il denaro stavano prendendo il sopravvento sul ‘comandamento dell’amore’, che prevede di dare la vita e di farlo nella povertà e nella semplicità e  che prevede di farlo con la ferma coerenza alla Parola scritta nel Vangelo, fuori da facili e convenienti compromessi con i potenti o con le mode del momento…...e Francesco la ‘ripara la casa’, lo fa con la concretezza della sua vita: una testimonianza vera e radicale.“Seguire Cristo” non potrà mai essere una questione di parole ma un atteggiamento concreto da prendere sul serio.Francesco anche oggi è un ‘profeta’ che dobbiamo imparare a guardare;  credo che sia un po’ come Giovanni, il Battista, come lui ci indica il Maestro...non è lui da seguire ma la “Luce venuta nel mondo”, quella e solo quella deve diventare la stella che ci guiderà lungo i sentieri della vita.Francesco d’Assisi è un esempio che ha molto da dirci su tutto questo, sul come affrontare la vita, sul come costruirla dentro nella nostra realtà, la realtà del tempo che mi è toccato di vivere, questo e non un altro che è passato o che non c’è ancora.Francesco è un invito pressante a riprenderci il coraggio delle idee, a non vergognarci di avere delle idee in testa e per queste ‘giocarci’ tutta la nostra vita, con lealtà e rispetto, ma senza inutili compromessi.Dimenticato? No, perché nessuno di noi ha voglia di perdere tempo dietro a ‘fantasmi’ che alla fine ci portano dove non vorremmo e anche perché è bello sapere che uno come Francesco ci è riuscito: in “semplicità e letizia”.

Che possa succedere anche a noi di ‘convertirci’.

Buon Natale e un sereno 2012

                                                                        Un abbraccio da don Gigi


Data: 05/12/2011