VALTELLINA e VALPOSCHIAVO: vicende di confine
VALTELLINA e VALPOSCHIAVO: vicende di confine

Gianluigi Garbellini, Vicende di confine. Dalle antiche contese al buon vicinato. I travagliati rapporti tra Tirano e la Valle di Poschiavo*.

Di Massimo Lardi

Niente di più superficiale della percezione ormai comune che i confini della Valle di Poschiavo abbiano più o meno sempre coinciso con gli attuali confini di Stato e che i rapporti tra la gente al di qua e al di là del medesimo siano sempre stati cordiali come lo sono attualmente. Pochi sono coscienti che nel Medioevo il torrente denominato “Val da Terman”, da metà montagna alla Val Trevisina compresa, segnava il termine, cioè il confine tra Poschiavo e Tirano. Nessuno ormai ricorda  che fino al momento dell’Unità d’Italia il comune di Tirano, e in misura assai limitata anche quelli di Villa di Tirano e Bianzone, considerarono appartenenti alla loro giurisdizione vaste zone della valle di Poschiavo tanto della sponda destra (fino al Saiento e al Giumellino con Valuvia – Valüglia – e Murascio) quanto di quella sinistra (ben oltre la Valle di Irola e del Gaggio, fino a S. Romerio e dintorni).

       Perché il confine si eleva in linea più o meno retta da Piattamala al Sasso del Gallo al Pizzo Masuccio a sinistra, nonché al Sasso di Lughina e al Pizzo Combolo a destra? Perché il tracciato non tiene conto delle tradizioni e delle proprietà dei valtellinesi né delle non poche croci con le iniziali dei comuni o delle vicine frazioni scolpite nella roccia presso il Saiento e Cavaione oppure in Val d’Irola? Perché i ruderi della torre di Piattamala non sono stati inglobati nel territorio elvetico? Perché i monti di San Romerio e dintorni sono svizzeri ma la chiesetta è tuttora proprietà del Santuario di Madonna e con ciò del Comune di Tirano? Perché invece i monti della Val di Braga sono ancora nelle mani dei baruffini? Quando, perché e in quali circostanze la frazione di Cavaione con i suoi abitanti fu inclusa nel comune di Brusio? Quando e come furono piantati i cippi confinari che posero fine alle spesso feroci diatribe e inaugurarono una nuova era che può essere definita di distensione e di buon vicinato?

       A queste e a tante altre domande risponde puntualmente, con dovizia di particolari e alla luce di irrefragabili testimonianze di contese e diatribe, nonché di documenti giudiziari, lodi, arbitrati, accomodamenti,  Gianluigi Garbellini nel suo libro intitolato appunto Vicende di confine. Dalle antiche contese al buon vicinato. I travagliati rapporti tra Tirano e la Valle di Poschiavo. Si tratta di almeno 800 anni di storia locale e di storia generale.

       Vertenze e cause tra comuni limitrofi furono e sono all’ordine del giorno in innumerevoli altri luoghi – anche nella valle dell’Adda, osserva fra l’altro Garbellini  –, solitamente legate al possesso di pascoli, boschi, terre da coltivare e alla disponibilità e all’uso dell’acqua. Tuttavia in Valle di Poschiavo esse assunsero un carattere del tutto particolare per almeno due ragioni: la presenza dei conventi di S. Perpetua e di S. Romerio, nonché del confine di stato. Per questo motivo il libro assurge a documento essenziale della storiografia della “piccola patria”, di comunità caratterizzate dalle precarie condizioni di un’economia rurale povera di disponibilità, ma anche dei rapporti fra gli stati sovrani succedutisi nel tempo al di qua e al di là delle Alpi: Imperatore, Vescovo di Coira, Tre Leghe e Svizzera da una parte; Ducato di Milano, di Como, Stati napoleonici, Austria e Lombardo-Veneto, Regno d’Italia e Repubblica italiana dall’altra. Rende ancor più unica la situazione la presenza dei conventi di S. Perpetua e di S. Romerio e, a partire dal 1504 del santuario della Madonna di Tirano al quale, per bolla del Papa Leone X, furono elargiti i beni di detti conventi. Beni assai estesi, dalle Tre Leghe inglobati insieme ad altre proprietà di privati cittadini valtellinesi, come già accennato, nella giurisdizione di Poschiavo. Boschi, pascoli, coltivi e casolari che costituirono il territorio del cosiddetto “Alto Dominio”, una situazione giuridicamente ibrida, spesso definita mostruosa, che guastò per secoli i rapporti fra le varie comunità, non da ultimo per la doppia imposizione fiscale che a volte gravava sui cittadini di Tirano, nonché di Villa e di Bianzone.

       Il rigore storico con cui è elaborato, anziché “difficile”, rende il libro di  piacevolissima lettura. Le note sono ridotte all’essenziale e i fatti storici immancabilmente suffragati da succosi aneddoti che illustrano la vita vera, i sentimenti e le qualità umane, i difetti e le virtù della gente di confine. Le virtù della fortezza e della pietà, della pazienza e della tenacia soprattutto, se è vero come è vero che in tanti secoli di storia, malgrado le strettezze, il bisogno, gli animi esasperati e le liti incancrenite, nei contatti bilaterali fra i comuni non si verificarono mai dei veri e propri fatti di sangue; anzi, nei momenti di maggior calamità, di guerre, di carestia e carenza di beni di consumo indispensabili, essi non mancarono di essere solidali ed ospitali tra loro. Infine il libro è corredato di alcune schede di approfondimento e di tante fotografie che rendono affascinante la lettura anche a chi non conosce la geografia e la toponomastica della valle.

       Per detti pregi questo libro dovrebbe entrare in tutte le case  della Valle di Poschiavo.

                                                  * Gianluigi Garbellini, Vicende di confine. Dalle antiche contese al buon vicinato. I travagliati rapporti tra Tirano e la Valle di Poschiavo, Società Storica Valtellinese, Sondrio 2012, pp.185, € 20.


Data: 28/01/2013